La storia, però, non finisce proprio qui. Immaginiamo che la ditta abbia sovrastimato i lavori, allo scopo di far maturare (a proprio favore) un credito d’imposta più alto. Infatti, tanto più è alto l’importo attribuito ai lavori, tanto più è grosso il vantaggio per la ditta che riceve in pagamento il credito.
Che cosa succede in caso di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate? Se la misura o la tipologia di lavori viene contestata e il credito d’imposta viene parzialmente (o totalmente) disconosciuto, il recupero d’imposta è rivolto nei confronti del cittadino. In altri termini, il privato si trova a dover pagare le somme (quei 50.000 euro iniziali del credito d’imposta ceduto alla ditta), maggiorate delle sanzioni e degli interessi.
Non è vero, dunque, che il privato cittadino esegue i lavori “senza pagare”. È un messaggio sbagliato. Il privato cittadino “paga” i lavori cedendo il proprio credito d’imposta: con la conseguenza che, qualora tale credito d’imposta venga messo in discussione, per un motivo o per un altro, il cittadino sarà costretto a restituire “monetariamente” quelle somme, con l’aggravio sanzionatorio.
L’altro lato della medaglia riguarda, appunto, le possibili truffe a cui i cittadini, specie i più deboli e ingenui, si trovano esposti, a causa di potenziali comportamenti scorretti posti in essere dalle ditte che propongono di eseguire i lavori.
È già iniziato il “circo” delle ditte che contattano le persone, offrendo di eseguire ingenti lavori a gratis. In particolare, alcune aziende propongono di realizzare lavori che valorizzano in decine di migliaia di euro, senza neppure effettuare un minimo studio di fattibilità sull’abitazione in oggetto. Offerte del genere sono il chiaro segnale di comportamenti poco corretti, le cui conseguenze ricadranno poi sui cittadini. Si tratta, con discrete probabilità, di ditte destinate a sparire nell’arco di pochi anni, dopo aver incamerato le somme derivanti dai lavori “gonfiati”.
È importante che i cittadini capiscano bene come funziona il meccanismo, per potersi difendere e scansare potenziali abusi, con conseguenze a proprio carico.
Sotto un profilo pratico, i lavori che danno diritto ai bonus non possono essere eseguiti indistintamente su qualunque abitazione e, soprattutto, non è possibile parlare di cifre prima ancora di effettuare delle rilevazioni e degli studi specifici sull’immobile. Peraltro, attribuire un valore molto alto ai lavori rappresenta un vantaggio soltanto per la ditta che li esegue e che riceve in pagamento il credito d’imposta. Dalla parte del cittadino, invece, l’eccessiva valorizzazione dei lavori esprime semplicemente la misura del rischio a cui egli si espone, essendo chiamato a restituire tale somma, oltre sanzioni e interessi, in caso di comportamenti abusivi. Tanto più è alto (gonfiato) l’importo dei lavori, tanto più c’è il rischio per il privato di subire un recupero fiscale di ingente importo.
Far capire questo sistema, è fondamentale per consentire al cittadino di individuare a monte le offerte poco serie e di affidarsi soltanto ad operatori qualificati, che prospettino delle soluzioni concrete e percorribili. Diffidare, quindi, delle imprese che propongono condizioni estremamente vantaggiose, sbandierando cifre a destra e a manca, senza aver neppure effettuato un sopralluogo tecnico sull’abitazione oggetto.
È importante che il cittadino sia il primo controllore, poiché gli effetti negativi di eventuali distorsioni o condotte poco chiare ricadranno direttamente su di lui. Con ciò non voglio assolutamente dire che la misura introdotta dal Governo sia negativa. Anzi, la stessa rappresenta un’opportunità straordinaria, tanto per i cittadini che potranno riqualificare le proprie abitazioni, quanto per le imprese che operano nel settore. Però, raccontarla in maniera distorta, rischia di favorire operatori poco seri, a discapito delle imprese che operano secondo legalità, oltre a rappresentare un potenziale boomerang per i cittadini, chiamati a restituire (maggiorate) le somme che hanno maturato come credito d’imposta, illudendosi di aver fatto i lavori “a gratis”.